Ma… allora si può essere fotografo con il telefonino?
Se pensate che la questione appartenga ai nostri giorni, siete fuori strada…
Già più di vent’anni fa…
(Smart)phones! di Mauro Lausdei
 Erano i primi anni novanta quando le maggiori case produttrici di pellicole fotografiche lanciarono sul mercato le “usa e getta”. Macchine fotografiche – chiamarle così è perfino eccessivo – con ottica molto semplice, fissa, con un rullino fotografico non intercambiabile, inserito all’interno. Si facevano le foto, si portava la macchina al negozio, si aspettava un giorno, oppure due e si ritiravano le fotografie in formato 10x15. Semplice, immediato, friendly, direbbero i patiti del marketing.
Ovvio, naturale che i fotografi le snobbassero. Non erano in grado, le usa e getta, di scattare buone fotografie: i controluce, per esempio, mettevano in difficoltà quegli obiettivi troppo semplici e senza trattamenti antiriflessi e la risoluzione, poi, era molto scarsa.
Già, i fotografi, ho detto. Non tutti. Qualcuno pensò che un’immagine può essere significativa, può comunicare, suscitare emozioni anche se non ha risoluzione, contrasto, pulizia cromatica, ecc, ecc.
 Meglio di tutti lo fece Joe Oppedisano, grande fotografo italo-americano. Prese alcune usa e getta, Imation o 3M, mi pare di ricordare, e se ne andò in giro per New York, per la strade, sotto le metropolitane, a Central Park, dovunque. Con quelle foto stamparono dei pannelli 70x100, ci fecero una mostra, delle pubblicazioni e tutti, o quasi, dovettero ricredersi.
Non voglio certo dire qui che il lavoro professionale si fa con macchine scadenti ed obiettivi economici, e nemmeno che è possibile con questi fare buone fotografie di paesaggio, sport o ritratto. Quello che voglio sottolineare è che dobbiamo sempre partire da un’idea, un’immagine latente dentro di noi, che aspetta di essere portata alla luce. Spesso può bastare una reflex economica, una compatta digitale con un buon obiettivo ed a volte può perfino bastare un telefono cellulare. Anzi, uno smartphone!
Dunque oggi vi mostro alcuni “scatti” – ma i telefoni scattano? – fatti in giro dalla mia allieva, Barbara. Le fotografie lei le fa da poco, con un modo tutto suo. Non ha soggetti preferiti, non ha luoghi preferiti e nemmeno “stati d’animo” preferiti.
Mi viene in mente quando scrivevo dell’Amore semplice che hanno i bambini. Lo avverto, quell’amore, così come mi arriva, semplicemente. E’ pulito, sincero, senza fronzoli o, peggio, barriere. I bambini me lo sbattono in faccia e pretendono da me la stessa cosa. Io lo faccio, sempre, con loro.
Ecco queste immagini sono state cercate e poi trovate allo stesso modo. Sono dirette, essenziali, senza fronzoli. Vengono direttamente dal cuore. A quelli appassionati di fotografia non sfuggirà il fatto che sono immagini di reportage, di still life, perfino quasi macro. Generi classici, conclamati, della fotografia più impegnata. Eppure nelle mani di Barbara c’era un semplice smartphone e nemmeno tanto smart, perfino!
Poi lei le passa al pc, le foto, col programmino di Win 7, e le trasforma, le esalta a suo piacimento, senza mai stravolgere, snaturare, sminuire il loro significato, la loro valenza.
La fotografia oggi ha bisogno di uno sguardo creativo si, ma diretto, coerente, senza filosofie di quartiere o sterili barriere concettuali. Uno sguardo semplice, che viene dal cuore, come l’Amore dei bambini. Di sicuro ne ho bisogno io e le fotografie che faccio…
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Tutte le fotografie Barbara Storoni copyright